I posti del cuore

Ho appena trascorso tre fantastici giorni in una delle mie città preferite, Trieste, dove ho vissuto per tre anni. Quindi, ho deciso di parlare dei luoghi della mia vita, delle città in cui ho abitato. A 22 anni sono consapevole di aver fatto molte esperienze e di aver affrontato non pochi cambiamenti. Credo sia fondamentale, o comunque lo è per me, capire ciò che lascio indietro prima di stabilizzarmi: conoscere ciò che mi circonda, capire cosa fa per me e cosa assolutamente no. Per questo ho vissuto in luoghi molto differenti tra loro, e ognuno di essi mi ha lasciato qualcosa e mi ha cambiata. Riesco ad adattarmi al posto in cui vivo con estrema facilità, ad apprezzarne gli aspetti positivi e questo fa sì che mi affezioni a ogni strada, piazza, angolo nascosto. Alcuni più di altri mi sono entrati nel cuore, ma tutti mi hanno segnata. 

OSPEDALETTO

Ospedaletto è casa. Ho un rapporto di amore-odio con il piccolo paesino della valle trentina in cui sono nata. È il luogo della mia infanzia e rimanda a più ricordi di tutte le altre città in cui ho vissuto in seguito. Il mio paese ha poche vie, poche case, pochi abitanti. Ci sono un negozio di alimentari, due bar, una piccola biblioteca e poco altro. Eppure, per me rappresenta amicizia, amore, tante gioie e altrettante delusioni. Famiglia, limiti, crescita. Sembra impossibile che un posto così piccolo possa rappresentare così tante cose contemporaneamente. Per me sarà sempre il luogo delle partite a nascondino con gli amici che duravano tutto il pomeriggio. Del mio primo bacio al parco, del primo “ti amo” seduta sulle scale. Di tornei estivi, mele rubate, feste con gli amici di sempre. Di tanti cambiamenti e di tante costanti. È stato il centro di tutto il mio universo per anni, fino a quando ha iniziato a starmi stretto. Ora ho un rapporto più positivo con casa mia: anche se non riesco a considerarlo il mio futuro, provo sempre un senso di impazienza e di emozione quando prendo il treno per tornare. Ospedaletto continua a essere nonni, mamma e papà, Michela, amici. Insomma, è casa, anche se in modo diverso dal passato.

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Vista da casa mia
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Ponte dell’orco
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Ospedaletto dall’alto
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Santuario della Madonna della Rocchetta

TRIESTE

Trieste è la città dell’indipendenza, della prima esperienza lontana da casa. È la scoperta della bellezza di stare soli, di vivere autonomamente. Delle prime lavatrici, dei pochi pasti che sapevo cucinare e delle pulizie. Le feste universitarie, le serate a letto a guardare film, i mille aperitivi. Imparare a convivere con altri, ad adattare le mie abitudini, a scendere a compromessi. È la città di nuove, incredibili amicizie, di coinquiline perfette, di rapporti inscindibili. È la città dell’università, dove finalmente ho trovato la mia strada e ho capito chiaramente cosa voglio fare nella vita. È la città del mare, del molo, della bora. Trieste mi ha cambiata più di qualunque altro luogo: mi ha fatta crescere, diventare più forte, probabilmente anche indurire un po’: d’altronde è una città dura, scontrosa, difficile da apprezzare a primo impatto. Con gli anni ho imparato ad amarne ogni singolo angolo: le salite che portavano a casa, il molo Audace, Barcola. Le strette viuzze in zona Cavana, via Filzi, il viale. La piazza, quella piazza. Ora che mi sono trasferita in un’altra città, Trieste mi manca molto e ci penso spesso con tanta nostalgia. Mi sono resa conto che è riuscita a entrarmi nelle vene, che rimarrà sempre la mia città.

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Canal Grande
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Castello di Miramare
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Castello di Miramare
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Vista dal Molo Audace
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Vista dal Molo Audace
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Piazza Unità d’Italia

SAN DIEGO

A San Diego ho vissuto soltanto un mese, ma lo stile di vita tranquillo e rilassato della città californiana mi ha subito affascinata. È incredibile, enorme. Mi ha ammaliata con le sue spiagge infinite, con le strade spaziose e gli spazi verdi. Ho lavorato come ragazza alla pari per un mese presso una famiglia numerosa e spesso complicata, occupandomi insieme alla mia amica Veronica dei bambini, delle pulizie e dei pasti. Ho imparato a vestire e cambiare il piccolo Malik, ho insegnato a leggere a Iva, ho ascoltato le esibizioni canore di Isa e osservato crescere Monze, che sento ancora di tanto in tanto quando ha bisogno di un consiglio. Ho lavorato in un centro culturale, ho conosciuto il mondo dei chicanos, mi sono appassionata alla loro cultura, storia, identità tanto da farne l’oggetto della mia tesi di laurea triennale. Ho imparato a guidare bene, ho preso tanto sole e fatto troppo shopping. Ho assaggiato piatti nuovi di cucine diverse dalla mia. Ho stretto nuove amicizie e rafforzato vecchi rapporti. È stata una delle esperienze più formative della mia vita, mi ha fatta crescere. San Diego mi ha insegnato a diventare autonoma, a gestire dei bambini, a cavarmela nelle situazioni più disparate. È stata casa mia soltanto per un mese, ma è stato un mese intenso e indimenticabile.

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Old Town
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Vista da Petco Park
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Coronado Island

 

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Balboa Park
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Windansea Beach
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Casa

MALAGA

Malaga è la città del mio Erasmus. Era dagli anni del liceo che volevo fare un’esperienza di studio all’estero. Non avendone approfittato in quarta superiore, l’Erasmus era per forza nei piani. Nella città spagnola ho finalmente detto addio al panico di dover parlare in una lingua straniera, sono diventata molto più consapevole di me stessa, dei miei limiti e delle mie capacità. È il luogo di nuove, fondamentali amiche; di nottate incredibili, di amici da tutto il mondo. Con il trascorrere dei mesi, passeggiando per Calle Larios e raggiungendo Plaza de la Constitución riuscivo a sentirmi a casa. Potrei percorrere a occhi chiusi il tragitto che da casa mi portava alla statua di Picasso, ricordo ancora tutte le fermate dell’autobus per raggiungere l’Universidad. È stata un po’ la città della rinascita, ho imparato a conoscermi meglio e ad apprezzare tutto di più. Ho iniziato a stare bene da sola, a lasciarmi alle spalle tante insicurezze e a diventare più forte. D’altronde, Malaga è così: una città solare, imponente, decisa. Che fa stare bene, che trasmette tanta pace e serenità.

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Catedral
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Plaza de Toros
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Playa de la Malagueta
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Muelle Uno
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Muelle Uno

FORLÌ

Forlì è la città del presente, in cui vivo soltanto da alcuni mesi. All’inizio l’ho odiata: rappresentava ciò che mi stava allontanando da Trieste e intralciava i bei momenti che stavo passando a casa. Ora, trascorrendoci molto più tempo, inizio a conoscerla e a conviverci in modo meno conflittuale. Diciamo che, per ora, ci stiamo sopportando. È la città dove sto approfondendo lo studio di ciò che amo, della traduzione e delle lingue. Adoro talmente tanto ciò che faccio qui che il resto passa in secondo piano. Il freddo, l’umidità, la nebbia. L’assenza del mare e delle montagne. La poca vivacità della città. Complici forse i miei compagni di corso, sta diventando sempre più semplice sorvolare su tutti gli aspetti negativi e adattarmi alla vita di qui. Sono sicura che anche in questo caso, con calma, riuscirò a farmi affascinare da Forlì, a farmi cambiare e influenzare.

5 commenti Aggiungi il tuo

  1. tiakatty ha detto:

    Sei stata fortunata a vivere a Trieste, è una delle mie città favorite!

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    1. giozortea ha detto:

      Sì, è una città che ti entra nel cuore! Ci ho messo un po’ ad apprezzarla, ma ora ne sono innamorata e quando ci torno ho sempre tanta nostalgia!

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  2. amleta ha detto:

    Pensavo il post parlasse solo della Spagna. Comunque l’anno scorso volevo andarci in Spagna, per vedere Barcelona, per Gaudì, ma poi ho sentito in tv che gli spagnoli non vogliono turisti perchè gli rendono la vita difficile e allora ho detto a mio marito di no. Non ci meritano se la pensano così.

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